L'Unione Europea e la Direttiva Case Green

Lo scorso Marzo il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva Case Green, revisione dell’Energy Performance Building Directive del 2018. L’articolo si occuperà di fornire ai lettori di European People un quadro generale del progetto, analizzandone e studiandone i principi generali. 

L'Unione Europea e la Direttiva Case Green

Lo scorso Marzo il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva Case Green, revisione dell’Energy Performance Building Directive del 2018. 

L’articolo si occuperà di fornire ai lettori di European People un quadro generale del progetto, analizzandone e studiandone i principi generali. 


Ma prima di tutto, cos’è una Direttiva UE?

Innanzitutto, è importante specificare che il diritto dell’Unione Europea non ha leggi, intese come quelle dei singoli stati. Ma cosa significa? 

Semplicemente che la nomenclatura dei suoi strumenti di legge è differente, i principali atti legislativi dell’Unione Europea sono infatti le regolamentazioni, le direttive e le decisioni. 

Le direttive in particolare, sono atti che vincolano (generalmente) tutti gli Stati Membri, al conseguimento di un determinato risultato. Il come, e quindi il modo per raggiungerlo, viene lasciato decidere ai singoli Stati.


Cosa prevede la direttiva Case Green e quali sono i suoi obiettivi?

Nata su proposta della Commissione alla fine del 2021, la direttiva Case Green è principalmente volta ad aumentare il numero di ristrutturazioni e a ridurre il consumo energetico e le emissioni nel settore edilizio. L'obiettivo principale della proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica negli edifici è conseguire una significativa riduzione delle emissioni di gas serra e del consumo energetico nel settore del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica (emissioni zero) entro il 2050. 

Da cosa nasce questa attenzione all’edilizia? È fondamentale sapere che generalmente, i consumi energetici degli edifici rappresentano circa il 40% del totale dei consumi e le emissioni di gas nocivi circa il 36%. La proposta prevede inoltre di ristrutturare un maggior numero di edifici inefficienti dal punto di vista energetico e migliorare la condivisione delle informazioni sul rendimento energetico. 

Più nello specifico, a partire dal 2028 i nuovi edifici dovrebbero essere a zero emissioni (la data scende al 2026 per quelli di proprietà pubblica), mentre quelli già esistenti dovrebbero comunque migliorare le performance delle proprie emissioni. É importante sottolineare che sono esclusi da questa disposizione i palazzi storici, le case vacanza, gli edifici di culto e le strutture temporanee come cantieri e stabilimenti balneari. Per quanto riguarda il funzionamento del riscaldamento, i combustibili fossili dovrebbero essere vietati entro il 2035, così come i sussidi per l’installazione di boiler a combustibili entro il 2024. 


A che punto siamo?
A seguito dell’approvazione da parte del Parlamento Europeo, la direttiva è ufficialmente entrata nell’ultima fase del processo legislativo: il Trilogo, ovvero i negoziati interistituzionali che vedono riuniti i rappresentanti del Parlamento Europeo, della Commissione Europea e del Consiglio dell’Unione Europea. 

Ad oggi, in seguito al terzo Trilogo tenutosi il 12 Ottobre 2023, possiamo affermare che una maggiore flessibilità è sicuramente stata aggiunta alle “date di scadenza” che i Paesi dovrebbero rispettare per rendere le abitazioni più efficienti.

Una volta entrata in vigore la direttiva, avranno il compito di redigere Piani nazionali per il miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici, seguendo una linea guida specifica: intervenire prioritariamente sul 15% degli edifici con il più alto consumo energetico, collocati nella categoria energetica più bassa, ossia la "G" (in Italia, circa 1,8 milioni di edifici residenziali su un totale di 12 milioni, secondo i dati Istat). 

In questo modo, sarà possibile riclassificare l'efficienza energetica di tutto il patrimonio immobiliare a partire dagli immobili meno efficienti.


Qual è la situazione dei nostri edifici in Italia?

Dalle prime stime fatte dall'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE), sarebbero 9 milioni su 12 le strutture edilizie che non riuscirebbero a raggiungere le performance energetiche richieste dalla Case Green. E non solo, per l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), 11 milioni di esse appartengono a classi energetiche inferiori alla D. 

Infine, 2 milioni di edifici, entro il 2033, dovranno essere ristrutturati perché non rispettano le regole. C’è sicuramente da considerare che circa il 75% degli immobili sono stati costruiti in Italia prima del 1991, anno in cui fu introdotta un’importante legge regolante i consumi energetici degli edifici.


In attesa di nuovi aggiornamenti circa gli incontri interistituzionali per l’applicazione della direttiva Case Green, l’A.C. European People si impegna a mantenere informati i propri studenti-lettori, al fine di stimolare la loro curiosità e renderli dei futuri leader più consapevoli.